Un trekking urbano alla scoperta dei luoghi della rivolta che fece di Brescia la “Leonessa d’Italia”
Dal 23 marzo al 1 aprile 1849 Brescia fu teatro di uno degli episodi più eroici del Risorgimento, le dieci giornate, che videro la città insorgere contro gli austriaci con tale determinazione tanto da darle in seguito il titolo di “Leonessa d’Italia”.
Ma partiamo dall’inizio, dalle cause del malumore bresciano che sfociarono nella ribellione.
La scintilla della rivolta scoppiò a seguito della riscossione di una cospicua multa dovuta alle precedenti attività antiaustriache e delle notizie, dimostratasi poi false, che vedevano Carlo Alberto vincitore a Novara il 23 marzo 1849, in quella che verrà poi ricordata come la prima guerra di indipendenza. I sabaudi furono in realtà sconfitti e Carlo Alberto fu costretto addirittura ad abdicare.
Da alcuni giorni le truppe imperiali erano partite per il fronte e i bresciani, convinti di un prossimo avvento dei piemontesi, insorsero contro il manipolo di austriaci, circa 300 uomini asserragliati nel castello, che erano rimasti a presidio della città.
Il 23 marzo, primo giorno dell’insurrezione, la folla radunata in piazza della Loggia si oppose al pagamento della multa e le insegne imperiali sugli edifici pubblici vennero abbattute. Leske, il comandante del castello, come risposta iniziò a bombardare la città.
Il giorno successivo il bombardamento proseguì e alcuni messaggeri imperiali corsero a chiedere soccorso. Nel frattempo gli insorti istituirono un comitato di pubblica difesa la cui sede venne momentaneamente stabilita nel teatro Grande.
Il 25 marzo i ribelli, che iniziarono ad aumentare in numero grazie a gruppi di patrioti giunti anche dalla provincia, organizzarono le prime barricate. Allo stesso tempo, il generale Nugent, ricevuta la richiesta di soccorso, prese la via di Brescia giungendovi il giorno successivo.
Notizie false dal fronte annunciarono contemporaneamente la vittoria dei Piemontesi.
Il giorno 27 il Comitato di pubblica difesa spostò la propria sede nel palazzo Bargnani e a porta Torrelunga, l’attuale piazza Arnaldo, gli insorti ottennero un primo parziale successo.
Gli imperiali compirono allora deboli attacchi alle barricate di porta Torrelunga, con l’obiettivo di far uscire gli insorti dalle loro improvvisate fortificazioni. Molti bresciani caddero nel tranello e si portarono perfino a Sant’Eufemia, dove gli austriaci di Nugent accerchiarono gli insorti causando perdite ingenti.
Il 29 si susseguirono le false notizie e al tempo stesso gli austriaci cacciarono i gruppi armati guidati da don Pietro Boifava, il sacerdote ribelle di Serle, dalle alture dei Ronchi.
Il 30 le truppe imperiali si attestarono alle porte della città entrando poi di notte in castello dalla Strada del soccorso.
Il giorno successivo il maresciallo Haynau, ricordato come “la jena”, ordinò la resa incondizionata alla città, ma i combattenti decisero di proseguire nella ribellione. Porta Torrelunga, l’attuale piazza Arnaldo, venne persa dai bresciani che inflissero però forti perdite agli austriaci i quali, a loro volta, dal castello cercavano di scendere in città nella piazzetta dell’Albera, oggi piazza Tito Speri.
Il 1° aprile, l’ultimo giorno dell’insurrezione, vide gli austriaci penetrare in massa nell’abitato, saccheggiando e incendiando ciò che trovavano. Nella battaglia venne ferito anche il generale Nugent che morì alcuni giorni dopo.
I bresciani, ormai rassegnati alla capitolazione, inviarono una delegazione retta da padre Maurizio Malvestiti per trattare la resa, che venne accettata. Gli austriaci proseguirono però nelle violenze, eseguendo anche numerose fucilazioni, e una nuova pesantissima multa venne comminata alla città. Finalmente il 5 aprile 1849 un avviso annunciò che l’ordine era ristabilito.
In castello si susseguirono esecuzioni sommarie e si dovette attendere addirittura luglio prima che le impiccagioni terminassero.
A seguito di tali eventi Brescia è oggi ricordata come la “Leonessa d’Italia”. L’appellativo le fu dato Aleardo Aleardi, nei suoi Canti Patrii del 1857, anche se fu il componimento “Alla Vittoria”, nel libro V delle Odi Barbare di Giosuè Carducci del maggio 1877, a perpetuare il titolo di Leonessa alla città di Brescia.
La Scheda
Partenza: galleria Tito Speri (150 m)
Arrivo: piazzale Arnaldo (140 m)
Dislivello: circa 60 m
Tempi di percorrenza: circa 2 ore l’intero percorso
Difficoltà: T (turistica) – percorso urbano
Periodo dell’anno: tutto l’anno
Motivi d’interesse: i luoghi più significativi della rivolta
Descrizione
Il percorso per rivivere i luoghi delle X Giornate prende avvio dal lato nord della galleria Tito Speri (in pratica dall’incrocio fra via Tito Speri e via Pusterla).
Qui procediamo per alcune decine di metri verso est lungo via Pusterla portandoci all’ingresso del giardino botanico della Montagnola, aperto gratuitamente in orario diurno.
Vi entriamo e proseguendo in salita in breve arriviamo all’entrata nord del Castello da cui prende avvio la “Strada del soccorso”, percorsa dalle truppe del generale Haynau in aiuto delle truppe assediate.
Un’epigrafe, che troviamo poco dopo l’ingresso, ci ricorda che la strada del soccorso venne usata per due volte nel corso della storia, nel 1849, come detto, e in precedenza nel 1512 da Gaston de Foix in quello che oggi ricordiamo come il “Sacco di Brescia”, a sostegno delle truppe francesi qui asserragliate.
Risalita tale strada, in parte coperta e scarsamente illuminata (potrebbe essere utile una torcia elettrica), ci portiamo all’interno del Castello, che dall’alto domina tutta la città.
Qui erano rintanati gli austriaci e qui, oggi, alcune iscrizioni ricordano i fatti del 1849: nel piazzale della locomotiva, che troviamo appena usciti dalla strada del soccorso, sull’edificio a sinistra si nota una lapide indicante la sede del comando imperiale (la c.d. Palazzina Haynau), alla sinistra di tale edificio scendendo verso l’entrata meridionale se ne nota una seconda e una terza la si può ammirare proprio sotto il portale d’ingresso.
Sempre in Castello si suggerisce anche una visita del Museo del Risorgimento, per meglio comprendere gli eventi del 1849.
Usciti dalla fortezza ci abbassiamo sul lato meridionale del colle verso il centro città, percorrendo via Contrada S.Urbano oggi caratterizzata dalla presenza, a terra, di formelle che ricordano le vittime del terrorismo. Giunti nel centro storico ci ritroviamo in piazzetta Tito Speri (un tempo la piazzetta dell’Albera), che fu strenuamente difesa dallo stesso Speri. Qui si possono notare alcune iscrizioni e il monumento dedicato al patriota.
In breve, verso ovest, si perviene a piazza della Loggia dove siamo accolti dal monumento “Ai martiri delle X giornate”, opera dello scultore bresciano G.B. Lombardi, che ricorda gli episodi più significativi della rivolta incisi in alcuni bassorilievi.
Arrivati poi sotto la Loggia, il luogo da cui prese avvio la rivolta, possiamo leggere altre lastre commemorative.
Ci dirigiamo ora verso nord, in Largo Formentone, spostandoci poi a sinistra (ovest) scendendo lungo Corso Mameli prima e Corso Garibaldi poi.
Più avanti imbocchiamo a sinistra via Matteotti fermandoci poco dopo davanti a Palazzo Bargnani, oggi sede del Liceo artistico M.Olivieri, che un tempo ospitò la sede del Comitato di pubblica difesa, oggi ricordato da un’epigrafe dedicata ai patrioti Luigi Contratti e Carlo Cassola.
Proseguendo su via Matteotti si incontrano via F.lli Cairoli e via Dante (è il primo incrocio). Qui proseguiamo a sinistra (est) giungendo dapprima in piazza Vittoria e continuando sempre dritti in via X Giornate.
Su quest’ultima proseguiamo in leggera discesa a destra arrivando in corso Zanardelli che si segue a sinistra notando poco dopo il Teatro Grande, che fu inizialmente la sede degli insorti.
Più avanti, dove l’ampio viale si restringe, seguiamo corso Magenta, superando dapprima palazzo Valotti (oggi Lechi) dove soggiornò fra l’altro Vittorio Emanuele II nel 1859 diretto a S.Martino della Battaglia, poi la chiesa barocca di S.Barnaba, teatro di alcuni combattimenti e dove fu ferito il gen.Nugent (ricordati da un’epigrafe all’angolo con via Crispi), e il palazzo Balucanti, oggi liceo Arnaldo, dove giurarono i 39 rivoluzionari bresciani nel 1797.
Al termine di Corso Magenta, piegando a sinistra arriviamo infine in piazzale Arnaldo, la vecchia porta di Torrelunga, in cui si svolsero i principali combattimenti delle X giornate.
Sul lato sud della piazza una lapide ricorda quei giorni.
Qui il percorso può avere termine. Per ritornare al punto di partenza abbiamo ora due possibilità.
Innanzitutto possiamo tornare verso il centro città piegando poi verso nord su via Mazzini, in leggera salita, transitando poi dalla galleria Tito Speri.
In alternativa dal piazzale Arnaldo possiamo seguire in salita via Turati, passando alla base del bastione della Pusterla, tenendo poi in seguito la sinistra sulla medesima via Pusterla.
Per i più curiosi va ricordato che in via Moretto, vicino all’angolo con via Aleardo Aleardi, un’epigrafe ricorda anche l’abitazione che un tempo fu di Tito Speri, mentre in viale Rebuffone, appena più ad est della piazza Arnaldo, una targa ricorda don Pietro Boifava.
Da non dimenticare, infine, anche il cimitero Vantiniano di via Milano, dove sono ospitate le tombe dei principali protagonisti dell’insurrezione.