Sul monte Carone: la grande guerra sulle alture del Garda

Fino al primo conflitto mondiale la zona del Garda era divisa dal confine tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-Ungarico, che correva sui rilievi di Tremosine e di Limone.
Sebbene inizialmente alleate (il Regno Sabaudo aveva infatti aderito alla Triplice alleanza con l’Impero e la Germania nel 1882) sia l’Italia che l’Austria avevano cominciato a fortificare i confini già nei primi anni del ‘900.
Fu così anche per la zona del Garda, dove sorsero mulattiere, strade, casermette e osservatori, funzionanti anche per il presidio dei confini e per reprimere il Contrabbando.


Con il Patto di Londra dell’aprile 1915, l’Italia recedeva dall’Alleanza e si pose inizialmente in una posizione neutrale. Ma fu così per poco: il 23 maggio fu infatti dichiarata guerra all’Austria-Ungheria e l’alto Garda divenne teatro di guerra.
In breve nella zona fiorirono baracche, teleferiche, camminamenti, trincee, vennero allargate e sistemate le strade.
Gli austriaci, su lunghi tratti del fronte, per risparmiare mezzi e uomini su posizioni difficilmente difendibili, accorciò il fronte ritirandosi su posizioni più strategiche.
Il battaglione alpino Vestone, il 24 maggio occupò la tutta la linea di cresta che dal Monte Tremalzo, la cima più alta della zona, scende al monte Nota e prosegue fino al Monte Carone. Pochi giorni dopo venne occupato il passo Bestana e in breve la linea si spostò al passo rocchetta e alla Punta dei Larici.
Vennero quindi compiute alcune azioni nella zona del Ponale, poi il 13 ottobre 1915 ebbe inizio l’operazione che in pochi giorni portò alla conquista di cima Bal e di Cima Nodic, nella zona di Pregasina.
Con lo spostamento più a nord della prima linea del fronte la zona del Garda divenne secondaria.
Il Carone rimase tuttavia un avamposto di grande importanza: dalla sua posizione dominante infatti le forze italiane avevano una visione complessiva della Val di Ledro e sulle possibili vie d’attacco che gli austriaci avrebbero potuto prendere.
Fu solo dopo la disfatta di Caporetto che le truppe Italiane qui assestate tornarono ad esser messe in allarme, ma non vi furono peraltro episodi di rilievo.
La guerra finì ufficialmente il 4 novembre 1918, a seguito dell’armistizio di Villa Giusti, e finalmente sul Garda tornò la pace.
Nei mesi successivi poterono tornare alle loro abitazioni anche le famiglie di Tremosine e di Limone che in quegli anni furono sgomberate e che vissero anni di esilio.
A distanza di anni numerose sono le testimonianze che la guerra ha lasciato: l’itinerario qui proposto si sviluppa a cavallo fra le provincie di Trento e Brescia, in una zona che permette di visitare resti di villaggi militari, ma anche trincee, postazioni di tiro e d’artiglieria, un cimitero militare, in un luogo, il Passo Nota, di antica frequentazione e che ha visto il transito di numerosi eserciti.

La Scheda
Partenza: Passo Nota (1.208 m)
Coord. 45.837441, 10.745745
Arrivo: Monte Carone (1.621 m)
Dislivello totale: circa 500 m
Tempi di percorrenza: Circa 4 ore l’intero percorso
Difficoltà: E (escursionistica)
EE (escursionistica per esperti) la variante
il percorso si sviluppa su strade e sentieri
Periodo dell’anno: Dalla tarda primavera all’autunno
Distanza da Brescia: 81 km
Motivi d’interesse: resti di postazioni, casermette e trincee

Avvicinamento:
Dalla strada Gardesana Occidentale si prosegue per Tremosine e la località Vesio. Da qui si continua in direzione del Passo Nota risalendo la Valle di Bondo, lungo una strada (anch’essa di origine militare) asfaltata ma un poco stretta che si alza pendenza regolare e con numerosi tornanti.
Arrivati infine al Passo Nota si parcheggia nei pressi del Rifugio (1.208 m).

A piedi:
Superato il rifugio si continua sulla strada principale in direzione nord-est (Sentiero 421 – baita Bonaventura-Segalla).
Dopo un breve tratto notiamo un cartello metallico di colore rosso che ci ricorda gli eventi del 29 luglio 1703: in questi prati, durante la guerra di successione spagnola combattuta tra il 1700 e il 1714 dall’imperatore austriaco e il re di Francia, si scontrarono tre compagnie di «Scizzeri», i reparti di difesa territoriale della zona, e le truppe francesi del gen. Medavy provenienti da Tremosine. Sul campo rimasero circa 70 morti.
I Francesi ebbero la meglio e nei giorni seguenti poterono conquistare Riva del Garda.
Va detto che il passo Nota rappresentava un’importante via di comunicazione già in epoca romana e da qui transitarono molti eserciti: nel 1796 vi passarono, sconfitti a Lonato da Napoleone, gli Austriaci, così come nel 1848 e ancora nel 1859.
Ripreso il cammino teniamo la destra a un primo bivio e dopo una breve salita oltrepassiamo il Passo Bestana (1.274 m) avanzando poi sulla strada principale con brevi saliscendi arrivando in seguito al bivio della Bocca dei Fortini (1.243m), località che fu presidiata dalla 398ª Batteria dell’artiglieria italiana e in cui era dislocato il Centro per le comunicazioni fra i vari settori di questa zona del fronte.
Qui continuiamo ancora a destra con bella vista sul Monte Carone, proprio davanti a noi, e sul monte Baldo, sovrastante il lago, alla nostra destra.
In breve si arriva in uno spiazzo ben indicato da apposita palina segnaletica della sentieristica locale.
Qui si presentano due possibilità: i più esperti (il tracciato è impervio e parzialmente scavato nella roccia) possono salire direttamente sul Carone imboccando a sinistra il sentiero “Agostino Tosi”, in parte attrezzato di cavetto metallico. Tutti gli altri proseguiranno dritti, con percorso più semplice.

a) Sentiero “Agostino Tosi” (per esperti)
Superato un rudere di guerra seguiamo il sentiero che porta alla base rocciosa del Carone. In breve ci si ritrova a percorrere una serie di scalini, in parte scavati nella roccia, all’interno di un canalone roccioso, i cui tratti più impervi sono assicurati da un cordino metallico.
Questo era il percorso utilizzato dai soldati per salire alle postazioni del Carone al sicuro dal fuoco nemico.
Dopo una faticosa risalita ci si ritrova fra mughi e la bassa vegetazione non lontano dalla vetta, caratterizzata da una croce metallica ricavata da reperti militari, che in breve si raggiunge.
Dopo una meritata sosta si inizia la discesa, utilizzando preferibilmente il percorso normale, di seguito descritto.

il canalone roccioso del sentiero “Agostino Tosi”

b) percorso normale
Superata una sbarra si oltrepassa la Baita Bonaventura-Segalla, sempre aperta e ricavata da un vecchio rudere di guerra, e poco più avanti la Chiesetta di S.Giovanni Nepomuceno, appena sopra al piano stradale, ricavata anch’essa su un rudere di guerra dagli alpini di Limone a metà degli anni ’70 del secolo scorso.
Proseguendo ancora sulla sterrata si continua in direzione di Passo Guil e poco prima di giungervi imbocchiamo a sinistra il sentiero per il monte Carone, tenendo poi ancora la sinistra nell’avvallamento con punta Mois.
Si risale quindi il pendio sud-est giungendo infine alla panoramica vetta.
Il rientro avviene dal medesimo percorso.

Prima di ripartire si consiglia una visita anche al piccolo Cimitero militare, nei pressi del Rifugio di Passo Nota, che ha ospitato i resti di alcuni operai e militari morti in questo settore durante il conflitto.
Lo raggiungiamo imboccando la strada sterrata che si stacca in direzione sud-est una cinquantina di metri prima del Rifugio stesso.
Sopra il cimitero, una lunga postazione per fucilieri in calcestruzzo, mentre più in basso, resti di un villaggio militare e anche di un piccolo ospedale.

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