Si racconta che Teodolinda, regina longobarda vissuta fra il VI il VII secolo, nel suo lungo peregrinare per convertire popolazioni ancora pagane si fosse accampata in vetta ad una montagna camuna, che appunto da allora si chiamerebbe il “Pian della Regina”, e che qui, forse, avrebbe sepolto il proprio favoloso tesoro…
Così si tramanda in un antica leggenda.
In realtà, viste anche le difficoltà di salita e il timore che un tempo le alture incutevano, è assai verosimile che nessuna regina longobarda abbia mai posato il suo piede a queste quote.
Più probabilmente il toponimo “Pian della Regina” deriverebbe invece da termini come “caccia grossa” o “caccia regina”, per indicare la quantità di selvaggina che qui si poteva trovare.
Di certo c’è comunque che tutta la zona è ricchissima di storia e fu frequentata fin dall’apparizione dell’uomo in queste valli: a testimoniarlo i resti del villaggio minerario dell’età del ferro di Dos del Curù, l’insediamento fortificato del “castelliere” preistorico e il misterioso Plot della campana, quest’ultimo un grande masso coppellato.
Considerata uno dei migliori belvedere della Valcamonica e ben distinguibile anche dal fondovalle, la vetta del “Pian della Regina” si erge con i suoi 2.621 m a monte degli abitati di Cevo e Saviore dell’Adamello, penultima propaggine della lunga catena che dall’Adamello e dal Corno Miller si protende a occidente.
Vi saliremo in vetta effettuando un percorso ad anello ricco di interessi storici e naturalistici, il tutto all’interno del Parco dell’Adamello.
Si parte dal parcheggio dell’area picnic “Plot de la campana” a Saviore dell’Adamello.
Lo si raggiunge, una volta arrivati in Piazza S.Antonio, in paese, salendo a sinistra lungo via Pian della Regina proseguendo poi dritto quando poco dopo si incontra il bivio per il rifugio Prudenzini e la Val Salarno.
Sempre su strada, nell’ultimo tratto su buono sterrato, in circa 2 km si oltrepassa una presa dell’acquedotto e subito dopo si raggiunge il parcheggio, nei pressi del quale si trovano anche tracce dell’antico Castelliere, l’insediamento preistorico risalente presumibilmente al I millennio a.C., situato su una piccola altura e circondato da rudimentali mura.
Lasciate le nostre vetture ci si incammina lungo la strada raggiungendo ben presto l’accogliente area picnic e il caratteristico “Plot della campana”, il grande masso di tonalite alto circa 7 m, che presenta una dozzina di coppelle e altri segni schematici di dubbia interpretazione, ma certo comunque attribuibili a rituali precristiani.
Un masso misterioso che fece intravedere nelle popolazioni del passato segni demoniaci tanto da essere localmente conosciuto come la roccia “de i pè de cavra”, orme caprine lasciate dal passaggio di diavoli…
Da qui si prosegue sulla ripida strada risalendo pazientemente la pecceta, ben nota ai cercatori di funghi che verso la fine di ogni estate arrivano in zona alla ricerca dei preziosi frutti. Dopo circa 1 ora si arriva quindi alla Malga Casentia (1.843 m), oggi accogliente bivacco, da cui si lascia la strada per proseguire a monte, sul sentiero n. 685 che si alza verso nord. Aggirata quindi sulla sinistra la malga il tracciato prosegue in decisa salita, dapprima fra larici e abeti bianchi e in seguito fra erba ed arbusti.
Pian piano la vegetazione cede spazio agli ampi prati d’alta quota lungo un sentiero a tratti meno evidente ma pur sempre ben segnalato. Lasciata sulla destra la deviazione per il selvaggio monte Marser ci si alza ora su ripidi pascoli fino a giungere nell’anfiteatro fra la cima del Coppetto, più a destra, e il Pian della Regina, che domina il lato occidentale.
Qui, ormai in vista dell’ampia sella fra le due alture, giusto poco prima di raggiungerla ci si alza sinistra fra le rocce (fate attenzione ai segnavia), pervenendo ben presto sul crinale. Si risale quindi dal versante della Val Malga un breve tratto esposto su sfasciumi friabili (attenzione in caso di condizioni di scivolosità) giungendo infine alla panoramicissima vetta (in circa 3 ore e 30 minuti/4 ore dalla partenza).
Da un lato è possibile ammirare la Val Saviore, da cui siamo saliti, mentre dal lato opposto la vetta, che scende a precipizio sulla Val Malga, mostra alle sue spalle l’inconfondibile mole dell’Adamello, la massima cima bresciana, davanti alla quale ci appare la piramidale vetta di cima Plem. Alla sua sinistra il gruppo del Baitone, mentre più lontane appaiono molte altre vette camune e non solo, fra cui basti citare il Bernina, la massima cima lombarda.
Un’apposita tavola metallica chi aiuta comunque a riconoscere le varie cime.
Quanto alla grande croce di vetta venne eretta inizialmente nel 1981 dagli ospiti del “Soggiorno Don Bosco”, dei Padri Salesiani, ed è stata in anni più recenti risistemata.
La discesa può naturalmente compiersi ritornando dal percorso di salita oppure, per effettuare un percorso ad anello, è possibile scendere con il sentiero n.693 in direzione della Malga Corti.
In tal caso ci incamminiamo verso ovest, in direzione del Piz d’Olda, quindi lasciato il pianoro e ritrovati i segnavia biancorossi, con attenzione ci abbassiamo fra pietre e detriti fino ad arrivare nell’ampia sella che unisce lo stesso Piz d’Olda al Pian della Regina (2.432 m).
Da qui, lasciato il crinale scendiamo nel versante meridionale prestando attenzione alla segnaletica, non sempre visibile, abbassandoci in modo deciso nella vallata ed incrociando più in basso la sterrata che sale alla malga Dos del Curù.
Ora possiamo seguire la strada oppure continuare ancora sul sentiero: più in basso i due tracciati si riuniscono nuovamente arrivando poi in breve a Malga Corti (1.816 m), oggi trasformata in suggestivo e panoramico ristoro.
Ripreso il cammino seguiamo ora brevemente la strada per lasciarla più in basso (ad una quota di circa 1.700 m) imboccando il sentiero della resistenza “54a Brigata Garibaldi Bortolo Belotti”, ben contrassegnato dagli immancabili segnavia tricolore. Un sentiero che, percorso nella sua interezza, oltre a proporre sentieri e mulattiere di tale formazione partigiana transita anche dalla loc. Musna, in cui il 19 maggio 1944 venne sterminata un’intera famiglia ad opera dalla famigerata “banda Marta”, e da Cevo, paese che venne incendiato dai nazifascisti nel luglio 1944.
Procedendo nell’abetaia lungo il sentiero ci si riporta sulla strada già percorsa in precedenza in automobile. Seguendola per alcune centinaia di metri a sinistra, in leggera salita, torniamo infine ai nostri mezzi.
La Scheda
Partenza: Saviore dell’Adamello, parcheggio dell’area picnic “Plot de la campana” (1.320 m)
Arrivo: Pian della Regina (2.628 m)
Tempi: ore 3.30 la salita, circa 3 ore la discesa
Difficoltà: EE (escursionistica per esperti)
Dislivello: circa 1.300 m
Periodo consigliato: da giugno a fine settembre
Per saperne di più sui nomi delle località citate si consiglia la lettura dell’agile volumetto “Verso il dizionario toponomastico camuno: un esperimento in Valle di Saviore”, a cura di Oliviero Franzoni, Parco naturale dell’Adamello, 1999.
Per conoscere le vicende relative alla resistenza durante il secondo conflitto mondiale si consiglia invece la lettura di “La baraonda: socialismo, fascismo e Resistenza in Valsaviore”, a cura di Mimmo Franzinelli, Grafo 1995.
Infine, per approfondimenti sulla preistoria e su informazioni generali relative alla Valsaviore si rinvia al sito web www.valsaviore.it.
*Articolo apparso sulla rivista Adamello, n. 133/2023