Incisioni e pitture rupestri – agli albori dell’arte bresciana

Quando è nata l’arte? Una domanda che probabilmente in molti si saranno posti.
Le prime rappresentazioni artistiche oggi conosciute risalgono al paleolitico superiore, il periodo che si intende compreso fa 50.000 e 12.000 anni fa.
Fra queste vi troviamo espressioni quali la scultura, perlopiù di piccole dimensioni, la pittura e le incisioni rupestri, le espressioni artistiche eseguite su pareti rocciose.

Tali opere non furono però all’epoca realizzate solo per fini estetici bensì più probabilmente per fini propiziatori, mediante i quali si pensava di poter intervenire a proprio vantaggio sugli elementi della natura.

Per quanto riguarda l’ambiente montano, e limitandoci al solo territorio bresciano, non possiamo non parlare di quello che fu il primo sito italiano riconosciuto quale Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, il sito n.94 denominato “Arte rupestre della Valle Camonica”.

Ma cosa sono di preciso le incisioni rupestri?
In pratica si tratta di segni su superfici rocciose levigate dai ghiacciai, realizzate con due diverse modalità quali la percussione, che consiste nel battere la roccia con strumenti di pietra o di metallo, e il graffito, che si ottiene graffiando la superficie con materiali appuntiti.
Rinvenute in oltre 180 località distribuite tra 24 comuni (su 40) della Valle, per un totale di circa 2000 rocce istoriate prevalentemente su arenarie e conglomerati, tali incisioni sono state realizzate in un periodo di tempo di oltre 13.000 anni, che va dalla fine del Paleolitico Superiore alla conquista romana, avvenuta il 16 a.C.

Le più antiche rappresentano perlopiù animali di grossa taglia, quali i cervi, e furono probabilmente realizzate da gruppi di cacciatori di passaggio.
Successivamente, nel Neolitico (VI-V millennio a.C.), le figure iniziano a rappresentare persone, attività produttive e utensili di agricoltori stanziali, mentre con l’età del Rame (IV-III millennio a.C.) hanno inizio le rappresentazioni di ruote, carri ed armi in metallo.
All’età del Ferro (I millennio a.C.), le più numerose, sono invece attribuibili le incisioni in cui sono rappresentate scene di vita quotidiana e scene di tipo cerimoniale-religioso.
Sporadicamente la pratica di incidere le rocce proseguì comunque anche dopo la romanizzazione della valle: si trovano infatti anche rappresentazioni di epoca medievale e moderna.

Oggi si stima che il numero totale dei “pitoti” (che nel locale dialetto significa pupazzi) superino le 300.000 unità, tanto che oggi la Valle Camonica è anche conosciuta come la “Valle dei Segni”.
Il primo a comprenderne il valore fu l’alpinista bresciano Walter Laeng, che nel 1909 ne segnalò la presenza nel volume dedicato a Piemonte, Lombardia e Canton Ticino della Guida d’Italia del Touring Club Italiano.
Ricerche più approfondite furono condotte nel primo dopoguerra e videro coinvolti anche studiosi tedeschi dell’Institut für Kulturmorphologie di Francoforte.
Nel 1955, su iniziativa della Soprintendenza archeologica della Lombardia, fu costituito il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, mentre nel 1964 nacque il Centro Camuno di studi preistorici diretto da Emmanuel Anati, a cui si deve il merito di avere studiato l’arte rupestre con un rigoroso approccio scientifico, oggi punto di riferimento mondiale per lo studio di tali petroglifi.

Fra le tante incisioni presenti è stato anche tratto il simbolo della Regione Lombarda, la Rosa Camuna, ritrovata in oltre 90 rocce e del cui significato tuttavia gli studiosi non sono ancora concordi.
Non manca poi quella che potrebbe essere una delle prime rappresentazioni del territorio camuno, la “mappa di Bedolina”, una vera e propria carta topografica ante litteram della zona di Capo di Ponte.

E per quanto riguarda i dipinti?
L’espressione più antica di pitture rupestri, recentemente scoperte in Spagna nelle grotte La Pasiega, Maltravieso e Ardales, pare siano opera addirittura dei Neanderthal: colorati in nero e ocra, raffigurano gruppi di animali, punti e segni geometrici e impronte delle mani. Più recenti, ma ben più noti, i disegni scoperti nelle grotte di Chauvet e di Lascaux, in Francia, e di Altamira, in Spagna.
E nel bresciano? Alcuni dipinti rupestri sottoriparo, risalenti presumibilmente all’età del ferro, si ritrovano anche nel nostro territorio, ancora in Valle Camonica. Basti pensare alla pittura parietale di un cervo nella roccia soprastante il riparo Cuel, a Cimbergo, o alle più suggestive figure di cavalieri, rinvenute nella forra del torrente Re di Tredenus nei pressi di Paspardo, in un luogo impervio e di difficile accesso.
Va peraltro detto tali figure ci appaiono oggi assai sbiadite: ciò è dovuto ovviamente alle condizioni climatiche e di collocamento all’aperto, che non hanno permesso una adeguata conservazione delle immagini dipinte.

Non resta quindi che visitare questo museo a cielo aperto, in un viaggio agli albori dell’arte figurativa bresciana…

Sitografia… per saperne di più:

Questi i principali siti dell’arte rupestre camuna*
* l’ingresso ad alcuni di questi siti archeologici è a pagamento

  • Parco nazionale delle incisioni rupestri, Capo di Ponte, loc. Naquane;
  • Parco archeologico nazionale dei massi di Cemmo, Capo di Ponte;
  • Parco archeologico comunale di Seradina – Bedolina, Capo di Ponte;
  • Parco comunale archeologico e minerario, Sellero;
  • Riserva naturale delle incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo;
  • Percorso pluritematico del Coren delle Fate, Sonico;
  • Sito archeologico di Valzel de Undine, Borno;
  • Parco archeologico di Asinino – Anvoia, Ossimo;
  • Sito archeologico dei Corni Freschi, Darfo Boario Terme;
  • Parco comunale di Luine, Darfo Boario Terme.

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