Escursionismo e mezzi pubblici: un binomio possibile?

la linea ferroviaria Brescia-Edolo

Qualità dell’aria e riscaldamento globale unitamente alla diminuzione delle risorse ci permetteranno anche in futuro di frequentare con assiduità le nostre montagne?

In passato alpinisti del calibro di Hermann Buhl e Tita Piaz usavano frequentemente la bicicletta per avvicinarsi alle montagne che si apprestavano a scalare. Di Buhl è nota l’impresa della scalata della parete Nordest del Pizzo Badile, quando raggiunse in bicicletta la Val Bondasca dalla cittadina austriaca di Landeck, compì la salita e ritornò a Landeck in giornata, sempre in bici. Tita Piaz la utilizzò invece in tutta la sua vita e morì proprio in seguito alle complicazioni di una caduta dalla bicicletta.
Per quanto riguarda i monti di casa nostra potremmo ricordare i primi sciatori cittadini che si recavano ai piani di Vaghezza: fino agli anni trenta servivano più di un ora in tram, poi quasi due ore a piedi, e finalmente le meritate sciate, rigorosamente risalendo i pendii innevati tra una discesa e l’altra con gli sci sulle spalle…
Altri tempi.
Oggi, con le nostre automobili, ci bastano poche ore per raggiungere le località da cui iniziamo le nostre escursioni e anche andare dall’altra parte del mondo richiede in fondo non più di una-due giornate d’aereo. Escursioni e alpinismo hanno così visto nel tempo ampliare i propri orizzonti e sono diventate attività non più riservate ad una ristretta elite.
Ma sarà così anche in futuro? Alcune riflessioni paiono doverose.
Innanzitutto la qualità dell’aria che respiriamo, che peggiora di anno in anno. É chiaro che si va verso un futuro in cui i trasporti dovranno essere più compatibili con l’ambiente. In tal senso oltre a risparmiare emissioni nocive all’ambiente, viaggiare con i mezzi pubblici è talvolta anche più economico.
E che dire degli stress legati al traffico? Basti pensare alle code da rientro o al fatto che a volte è sufficiente una spolverata di neve per rendere il viaggio sulle strade un calvario.
Non vanno poi dimenticati il riscaldamento globale, che ci dovrebbe rendere più consapevoli dell’impronta che lasciamo spostandoci con veicoli alimentati con carburanti di origine fossile, e la progressiva riduzione delle risorse, che non renderà possibile per sempre l’utilizzo di benzina e gasolio con i ritmi attuali.
Oggi si registra comunque l’avanzare di una filosofia di turismo slow, una forma di riscoperta del territorio con poche risorse e un impronta minima. E in ogni caso si consideri che tra chi frequenta la montagna è spesso alta l’attenzione verso l’ambiente.
Le potenzialità per uno sviluppo futuro del binomio mezzi pubblici – frequentazione della montagna ci sono.
Recentemente è stato pubblicato un libro, “Destinazione K2”, che racconta il lungo viaggio via terra e con i mezzi pubblici compiuto da Gian Luca Gasca, con il supporto del Club Alpino Italiano, durante il 2017. Partito da Torino con autobus e treni l’autore ha raggiunto le pendici della seconda montagna della Terra. Certo un lungo e laborioso viaggio verso una meta lontana che fa però apparire le nostre cime alpine e appenniniche decisamente più a portata di mano… o di mezzi pubblici!
Cosa serve per rendere appetibile l’uso di tali mezzi? Sicuramente un buon punto di partenza sarebbe la maggiore frequenza della corse e un maggior numero di località raggiunte, anche in ambito montano, promuovendo contestualmente anche Ticket unici, che possano essere utilizzati su più corse o tratte.
Parallelamente, per favorirne l’utilizzo si dovrebbero ideare nuove iniziative di abbinamento escursionismo-mezzi pubblici, come a titolo esemplificativo “trekking col treno”, già collaudata in Emilia Romagna, o ad alcune iniziative più recenti promosse da Trentino Trasporti Esercizio o Trenord.
Ad oggi nel bresciano, a titolo esemplificativo, l’uso di mezzi pubblici può apparire ideale per percorrere due trekking adatti a tutti, la Via Valeriana, l’antico percorso che risale Sebino e Vallecamonica, utilizzando la linea ferroviaria Brescia – Edolo, e la Bassa via del Garda, da Salò a Limone, utilizzando di tappa in tappa gli autobus di linea.
Certo non è molto, ma forse è solo l’inizio.

Articolo apparso sulla Rivista del CAI di Brescia, Adamello, n. 127/2020

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