In Val Narcanello, uno dei luoghi più incontaminati e selvaggi del Parco dell’Adamello (nonostante il turismo estivo…)*
Sono passati una decina d’anni da quando, dalla vetta di cima Salimmo, vidi circa 700 m più in basso un lago all’epoca non segnato sulle carte, di un colore celeste intenso in cui il ghiacciaio entrava letteralmente nell’acqua.
Per quanto tuttavia la meta mi risultasse interessante, di anno in anno rinviavo una visita alla zona perché una camminata in Val Narcanello mi sembrava, data la vicinanza e la frequentazione di Ponte di Legno, troppo turistica.
In realtà ho scoperto poi che la gran parte degli escursionisti che si avventurano nella valle si ferma ad ammirare le cascate omonime. Molti meno sono quelli che raggiungono quello che oggi chiamiamo lago del Pisgana e pochissimi si avventurano al livello superiore alla scoperta dei più recenti specchi d’acqua.
E debbo ammettere che un’escursione estiva in queste zone merita una giornata sui monti, benché oggi quell’ultima lingua del ghiacciaio che fino a pochi anni fa era immersa nel lago del Pisgana, risulti scomparsa.
Il rapido arretramento della vedretta aveva già generato, negli ultimi anni, un centinaio di metri più in alto in quota, un altro piccolo specchio d’acqua mentre oggi – come ho avuto modo di vedere in quest’ultima estate – i nuovi laghetti risultano addirittura tre…
Se da un lato non posso negare che la visione di questi specchi d’acqua, di cui uno con dei piccoli “iceberg” galleggianti sulla sua superficie, abbia un certo fascino, dall’altro però c’è la triste consapevolezza del clima che cambia e dell’incertezza sul futuro delle nostre montagne.
A parere dei glaciologi infatti senza un’inversione di tendenza – per la verità piuttosto improbabile – nell’arco di pochi decenni i ghiacciai alpini al di sotto dei quattromila metri di altitudine sono destinati a sparire.
Per quanto riguarda i ghiacciai presenti nel massiccio dell’Adamello, basti pensare che ogni anno spariscono ben 14 milioni di metri cubi d’acqua, una quantità sufficiente a riempire, giusto per dare un’idea, circa 5.600 piscine olimpioniche. L’estensione stessa dei ghiacciai è passata dai 19 chilometri quadrati del 1957 ai 17,7 del 2015.
E la riduzione prosegue inesorabile anno dopo anno.
Si parte da Val Sozzine, piccolo agglomerato di case sparse, che si raggiunge deviando a destra dal primo tornante dopo Ponte di Legno lungo la strada per il Tonale.
Raggiunte le ultime abitazioni di tale località – siamo a circa 1.350 m di quota – lasciamo i nostri mezzi per incamminarci lungo una comoda strada forestale – segnavia 642 – attraversando in breve il ponticello sul torrente Ogliolo che scende dal Tonale. In regolare salita in circa un’ora si giunge al piccolo ripiano di Plaz dell’Orto (1.630 m) e poco oltre si lascia a sinistra l’erto sentiero 644 che sale al Passo del Castellaccio.
Proseguendo sulla sterrata si giunge quindi nei pressi della chiusa (1.955 m) che cattura l’acqua della zona per inviarla in Val d’Avio e, in seguito, alla centrale in caverna di Edolo.
Arrivati infine al termine della strada, in un ampio pianoro di fondovalle caratterizzato da tratti sabbiosi – siamo a circa 2.000m di quota ed abbiamo fin qui impiegato circa 2 ore di cammino – possiamo finalmente ammirare le spettacolari cascate dal torrente Narcanello.
Già arrivare fin qui può rappresentare una bellissima meta escursionistica.
Camminando ora su sentiero – attenzione ai segnavia – ci si porta alla base del gradone roccioso che si risale seguendo un ripido sentiero fra ontani e lastre granitiche.
Un paio di tratti richiedono attenzione e sono attrezzati con catene e alcune staffe.
Si supera la seconda cascata del Narcanello (2.200 m) quindi ci si alza man mano notando come la vegetazione progressivamente si vada diradando.
Entrati nella soprastante conca, sempre sulla sinistra del torrente, si raggiunge infine il recente lago del Pisgana (siamo a circa 2.550 m di quota).
In tale lago che ha oggi dimensioni di tutto rispetto – è lungo infatti non meno di 700 m – come anticipato fino a pochi anni si immergeva il fronte del ghiacciaio.
L’ambiente intorno a noi è austero, quasi lunare.
Solo granito e ghiaccio in questa valle dall’evidente geomorfologia glaciale, racchiusa dalla linea di cresta che va dalla Cima di Salimmo ai Corni di Bedole, passando dalla Cima Calotta, al Monte dei Frati, alla Punta del Venerocolo, al Monte Narcanello, al Monte Venezia, e dal Monte Mandrone.
La vedretta che la caratterizza scende verso nord-est generando il torrente Narcanello che darà vita, a Ponte di Legno con la confluenza con il torrente Frigidolfo, al fiume Oglio.
Impressionante il ritiro dei ghiacci, pensando che solo 8 anni fa il fronte glaciale entrava nel lago ed ora termina almeno un centinaio di metri più in alto.
Ed è nei pressi del fronte attuale che si trovano i nuovi laghetti proglaciali.
Per raggiungerli serve però attenzione.
Si deve proseguire su sentiero in direzione della Bocchetta della Calotta, deviando poi dal sentiero stesso una volta superato il Coster (il gradone) di destra.
Qui, proseguendo senza traccia e con attenzione sulla morena, fra instabili massi lasciati dal ritiro del ghiacciaio, giungiamo in altri 40 minuti ai recentissimi laghi superiori, tre piccoli specchi d’acqua, di cui uno in particolare, regala una visione davvero suggestiva, essendo in parte occupato dalla stessa vedretta del ghiacciaio del Pisgana e da piccoli blocchi di ghiaccio in galleggiamento sulle sue acque.
Un ambiente unico nella nostra provincia e davvero particolare. Ma come detto, il paesaggio e l’ambiente è sono continua evoluzione e chissà come sarà nei prossimi anni…
* Articolo apparso su Adamello, rivista del CAI di Brescia, n.131, edito a Giugno 2022