Abc Islanda…

Islanda. Terra unica nel suo genere, aspra, desolata, isolata, con un clima difficile, ma anche affascinante, selvaggia e, se vi piace la natura, estremamente interessante.
Sono molte le cose che questa terra ha da raccontare.
Dopo un viaggio nell’isola proverò allora a raccontarvela non tanto da un punto turistico – visto che di informazioni in merito ne trovate tantissime in rete – quanto condividendo alcuni aspetti che spesso vengono trascurati, e tenterò di farlo utilizzando le lettere dell’alfabeto…


A, come Alberi
Alberi? Ne vedrete pochi.
Eppure si racconta che un tempo l’isola avesse fitte foreste. Con la colonizzazione da parte dei vichinghi la necessità di legname, per costruire abitazioni e navi, crebbe a dismisura e a farne le spese furono proprio i boschi.
Verità o leggenda che sia oggi ciò che si nota in un’isola tanto attenta all’ambiente è proprio la scarsità di alberi e i pochi che ci sono, perlopiù betulle e abeti, sono spesso di recente semina

ma anche
A come automobili (a noleggio)

Se decidete i visitatore l’isola non sarà certo per le pochissime e recentissime bellezze architettoniche qui presenti.
Piatto forte dell’Islanda è la natura disseminata lungo tutto il suo territorio.
Necessario quindi munirsi di un’automobile a noleggio (Dacia Duster e Ford Puma le più utilizzate).
Assicurazione Kasko fortemente raccomandata (dato il vento onnipresente e le strade sterrate fare qualche “segno” alla carrozzeria è un’eventualità da non sottovalutare).
Ricordatevi poi che qui è assai diffuso il cambio automatico (se non sapete come si usa informatevi su Internet)
E i fari anabbaglianti devono sempre essere accesi anche di giorno

B, come biciclette
Impresa ardua, visto il vento e il clima in generale, pedalare su queste strade.
Biciclette ne ho viste poche: qualche gravel – bastano le dita di una mano a contarle – e poco altro.
E pensare che con le sterrate qui presenti le idee per percorsi divertenti non mancherebbero!
Dimenticavo: non ho visto E-bike in circolazione ma solo monopattini elettrici, e solo in città.
Che sia per la scarsa durata delle batterie dovuta al freddo?
Sempre con la B avrei potuto parlarvi dei balconi: sarà per le temperature o per via del vento, ma qui ne vedrete pochi!

E per finire, sempre con la B non dimenticate di portare un burrocacao…

C, come cascate
Sapete che ogni cascata islandese ha un nome?
Ogni volta che leggerete un termine seguito da “foss” saprete che si tratta di una cascata.
Tutte belle?
Molte sono davvero spettacolari e l’ambiente circostante contribuisce a creare un’atmosfera unica.
Altre sono invece più modeste e ne troviamo di simili anche in Italia.
Insomma, informatevi prima!

la cascata Porufoss

D, come Debito
Parlare di debito (pubblico) significa parlare della storia recente dell’Islanda e di un singolare modo per superare una crisi finanziaria.
Ma partiamo dall’inizio.
La crisi in Islanda cominciò nel 2008 quando tre grosse banche private fallirono, una dopo l’altra, in seguito a spericolati investimenti.
Il governo islandese, naturalmente, non aveva i soldi per risolvere la situazione: lasciò fallire le banche e le nazionalizzò, spostando i conti dei cittadini islandesi in due banche “sane” e accollandosi i debiti delle banche private.
Il debito pubblico aumentò dell’80 per cento in poche settimane.
Questo choc causò un crollo nel valore della moneta nazionale – la corona islandese – e una gravissima recessione.
Il governo, per far fronte all’emergenza, chiese un prestito di 5 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale, impegnandosi ad attuare molte misure di austerità economica.
Fu inoltre imposto un blocco dei capitali, per impedire che i soldi materialmente presenti sull’isola fossero trasferiti altrove sia dagli investitori stranieri che dagli stessi islandesi.
Con i soldi dell’FMI, l’Islanda riuscì a non tagliare il welfare e a tenere stabili i consumi: alzò però parecchio le tasse. Nello stesso tempo, dal 2006 al 2014, il turismo ha raddoppiato il proprio giro d’affari e, pian piano, anche il resto l’economia islandese ha ripreso ad espandersi.
Il “costo sociale”, in questi anni, è stato però molto alto: le tasse rimangono molto elevate, gli investitori stranieri rimangono piuttosto diffidenti e i cittadini islandesi hanno comunque dovuto ripagare parte dei soldi che le banche private dovevano agli investitori stranieri.
Ma ce l’ha fatta.
Certo il sistema islandese si basava (e si basa) su un’economia “reale”, fatta di pesca e commercio di energia, che unita ad un bassissimo tasso di corruzione ed alla svalutazione della moneta hanno permesso il decollo del turismo.
Ma ce l’ha fatta, ed è un esempio che dovrebbe essere seguito anche da altri paesi.

E, come Energia (geotermica)
L’Islanda è un Paese unico nel panorama internazionale: più del 50% della sua energia proviene infatti da fonti geotermiche, ovvero utilizza l’energia prodotta dai vulcani e dal calore sotterraneo per far fronte alle proprie necessità.
Un’energia pulita e rinnovabile.
Qui si utilizza l’energia geotermica per vari servizi, come la produzione di elettricità, il riscaldamento delle case, delle piscine…
Non si dimentichi poi che molte strade a Reykjavik sono provviste di sistemi sotterranei, che utilizzano l’acqua molto calda per sciogliere la neve.
E soprattutto non si dimentichi che le risorse geotermiche sono utilissime per riscaldare le serre: in un isola in cui domina il freddo frutta e verdura sono coltivabili grazie a questo calore e alle luci artificiali che permettono la fotosintesi nei lunghi mesi invernali.

Ah, dimenticavo.
Tanta energia si fa anche sentire: una delle cose caratterizzanti le aree geotermiche é l’odore di uova marce…

F, come fiordi
Non siamo in Norvegia e i fiordi non sono così numerosi, ma ne vedrete e ne vedrete di splendidi.
Basta spostarsi di pochi km a nord dalla capitale e ne ammirerete uno quasi dimenticato dal turismo, lo Hvanalfjorur.
Strade tortuose a picco sul mare (prive di protezioni laterali) con angoli verdissimi e qualche suggestivo relitto a dare un ulteriore tono al panorama…
Perché non è frequentato? Perché con la costruzione del tunnel (vedi lettera T) fra Arkanes e la zona del massiccio del monte Esja la strada si abbrevia di una cinquantina di km e un’oretta di guida.
Fate voi!

Una breve nota, sempre con la F, relativa alle finestre: sarà per il freddo o per il vento, ma quasi tutte le finestre sono fisse, non si possono aprire completamente, ma hanno invece una piccola apertura che permette il ricambio d’aria.

G, come golf
Qui non mi dilungo troppo.
Non so se il golf sia uno sport particolarmente praticato in Islanda ma campi da golf ne troverete molti.
Chissà, magari è un modo per intrattenere i tantissimi turisti americani che ogni anno assaltano l’isola, presenza gradita a differenza di quanto avveniva nei tempi di guerra fredda con le truppe assestate a Keflavik, dove avevano una base aerea strategica. Keflavik?
Si, é proprio dove oggi c’è l’aeroporto Internazionale che userete per arrivare qui. Partiti gli americani venne rapidamente convertito per uso civile facendo decollare il turismo.
Ma tornando al tema iniziale, come si può giocare a golf con questo vento?

H, come Hallgrimskirkja
Un nome tanto difficile per il monumento più conosciuto di Reykjavik, la chiesa luterana che sorge in cima ad un colle a dominio della Città.
Una città, Reykjavik, che ha pochissimo, se non quasi nulla, da offrire da un punto di vista architettonico. In passato ogni edificio era in legno ed è solo dal XX secolo che ha avuto inizio la costruzione con cemento e altri materiali.
Morale della favola niente edifici storici da visitare, ma tanta architettura moderna.
La chiesa – non chiamatela cattedrale, non lo è- venne progettata nel 1937 e fu terminata solo nel 1983.

Con la sua forma richiama le colonne basaltiche che tanto caratterizzano quest’isola vulcanica.
Tanta maestosità all’esterno. E all’interno?
Assolutamente niente!
Eccettuato l’organo nessuna decorazione, nessun affresco.
Niente.
Solo austerità luterana.

Hallgrimskirkja



I, come Islanda
Alla lettera I non poteva mancare l’Islanda, l’isola di cui vi sto parlando.
Grande circa 1/3 dell’Italia è abitata da poco più di 300mila persone, come dire gli abitanti di una città come Brescia e del suo hinterland sparsi in tutto il nord Italia…
E considerate che i 2/3 della popolazione è concentrata nei dintorni della capitale. Come dire che il resto dell’isola è abitata da una popolazione paragonabile, sempre per rimanere all’esempio bresciano, a quella della Valtrompia.
E pensate che la seconda città dell’isola, Akureyri, a 4 ore di automobile da Reykjavik, è abitata a una popolazione di 18.000 abitanti, simile quindi a quella di un nostro paese di medie dimensioni.
Ah, dimenticavo, Iceland non è, per i locals, il nome della loro nazione. Iceland è in inglese. Qui la loro isola si chiama Island!

L, come lingua
Si dice che prima di intraprendere seriamente un viaggio sia necessario imparare alcune parole della lingua locale, giusto per entrare nel clima e nell’ambiente che si andrà a visitare.
Posso immaginare la faccia che state facendo in questo momento…
Tranquilli, ogni islandese é perfettamente bilingue e potrete limitarvi a dare una bella ripassatina al vostro inglese (quello vero però, non quello sbandierato da alcuni nostri politici)

M, come montagne
C’è montagna e montagna.
Ad esempio, si narra che ogni islandese, quantomeno coloro che risiedono nella zona di Reykjavik, salga almeno una volta nella vita il monte Esja, l’altura di 914 m che domina la capitale da una ventina di km di distanza.
914 m vi sembreranno pochi, soprattutto se li paragonate ad una simile “montagnetta” italiana, ma qui per le condizioni meteorologiche tipiche della zona, la sommità è avvolta quasi sempre dalle nubi e la neve se ne va pochissimi mesi all’anno…
Morale, se vorrete fare escursionismo in Islanda ricordate che non basta tener conto della quota: qui potreste trovare difficoltà alpinistiche anche a bassa quota e addirittura un ghiacciaio come lo Jökulsárlón che termina esattamente nel mare, creando una suggestiva laguna glaciale con iceberg vaganti!

sullo sfondo il monte Esja, visto dal Solfar a Reykjavik

N, come notte
Parlare della notte islandese significa parlare della variabilità della durata delle giornate con il variare delle stagioni.
Se in estate, per la gioia dei turisti, a Reykjavik le giornate durano circa 22 ore e la notte, di fatto, è limitata all’imbrunire, in inverno la situazione si inverte e le ore di luce si riducono a 2-3… ci vorrebbe il letargo!

O, come Ovini
Si racconta che per ogni abitante ci siano 2 pecore.
In un’isola ventosa, che impedisce le principali coltivazioni, e priva di predatori le pecore al pascolo sono la scelta più ovvia.
E il freddo? Si chiederà qualcuno.
Ovviamente si tratta di una razza di pecore ben adattata al clima del luogo, dalla lana calda e resistente.
Non per niente il principale souvenir islandese è il classico maglione fatto a mano…
Basta non guardare il prezzo però!

P, come pioggia (e meteo in generale)
C’è un detto in Islanda che recita “Se non ti piace il tempo che c’è adesso, aspetta dieci minuti, probabilmente peggiorerà”
Ho detto tutto

Q, come qualità della vita. Ma che prezzi!
Altissima qualità della vita ma prezzi esorbitanti.
Non aggiungo altro

R, come relitti
Di relitti ho già parlato alla voce F, fiordi.
In una nazione che fa della pesca (unitamente al turismo) la sua principale entrata economica, non possono mancare testimonianze di navi arenate e oggi in stato d’abbandono.
Fra i vari relitti ce n’è uno però singolare… non di un natante bensì di un aereo, un velivolo atterrato fortunosamente per un’avaria cinquant’anni fa sulla spiaggia nera di Solheimasandur, non lontano da Vik, nel sud dell’isola.



S, come scarponi

Si, avete letto bene: Scarponi
Quando salirete sull’aereo guardate cosa indossano la stragrande maggioranza dei passeggeri, poi rileggetevi la lettera P e capirete.
Gore-Tex per piedi asciutti!

T, come tunnel
Avete mai guidato sotto il mare?
Se volete potete provare quest’emozione potreste recarvi ad Akranes, un bel paesotto che si vede anche dalla Capitale.
Dalla zona del massiccio del monte Esja e dalla baia di Reykjavik per raggiungere la località è stato realizzato un suggestivo tunnel sottomarino che permette di abbreviare la strada che, un tempo, obbligava gli sconsolati autisti a costeggiare tutto lo Hvanalfjorur, facendo circa 50 /60km in più, un peccato per noi turisti ma una conquista per tutti i pendolari della zona.
E pensare che alla lettera T meritava un cenno anche la parola “Turismo”.
E allora cito solo un piccolo record mondiale tutto islandese, il maggior numero di turisti in rapporto ai residenti: 6 ogni abitante.

U, come Unione Europea
Ma l’Islanda è in Europa?
Geologicamente lo è solo in parte: l’isola sorge infatti sulla dorsale oceanica, lungo una spaccatura tra la faglia Europea e quella Americana.
E politicamente? Diciamo che dopo la grande crisi del 2008-2009 l’isola fece domanda di adesione e i negoziati iniziarono nel luglio 2010. Su richiesta della stessa Islanda, i negoziati di adesione sono stati però sospesi nel dicembre 2013 e nel marzo 2015 l’isola ha chiesto di non essere più considerata un paese candidato all’adesione all’UE…
Perché? Perché ce l’ha fatta da sola ed è fiera della sua autonomia!

V come vento
Pensavate che alla lettera V ci sarebbe stata la parola “Vulcano”?
Certo l’isola batte ogni record per vulcani attivi, convivenza difficile ma anche proficua grazie allo sfruttamento dell’energia geotermica (vedi lettera G).
Ma dopo averlo tanto citato non poteva mancare la parola “Vento”, presenza continua sul suolo islandese.
Considerando poi la mancanza di “afa” a queste latitudini in genere la brezza giornaliera contribuisce ad abbassare ulteriormente la temperatura. Ma quanto è la brezza normale? Diciamo che qui il vento si misura in metri al secondo.
Se quindi vedete che a Reykjavik il vento è pari a 14 (un valore normale), non pensate alla gradevole brezza che trovate nei nostri laghi o in riva al mare…
Per ottenere il valore in km/h dovete moltiplicare per 3,6!

Z, come zanzare
Scordatevi l’idea che al freddo le zanzare non ci siano.
Provate ad andare in Finlandia e ve ne accorgerete!
Certo sono zanzare diverse da quelle che troviamo in Italia, ma ci sono.
E in Islanda? Be’ qui la storia é un po’ diversa.
Pare che a causa dell’estrema variabilità del tempo, che anche in estate passa rapidamente dal sole alla pioggia con il freddo, le zanzare non riescano a sfruttare lo stato di ibernazione, che si verifica in Scandinavia, e larve non facciano in tempo a svilupparsi.
Insomma, almeno le zanzare non le troverete!

Buona vacanza!

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