Un cammino di 5 giorni intorno al lago d’Idro alla scoperta delle fortificazioni della Prima Guerra Mondiale
62 chilometri in tutto, circa 2500 metri di dislivello complessivo suddivisi in 5 tappe (che i più allenati potrebbero concatenare) con percorrenza di 4 o 5 ore ciascuna, tutte con possibilità di pernottamento. É questa, in estrema sintesi, l’Alta via dei Forti, un trekking che da qualche anno effettua il periplo in quota del lago d’Idro, la cui vista accompagna per buona parte del cammino.
Un percorso, evidenziato da numerosi cartelli segnaletici e segnavia neroblu, che permette di addentrarsi in ambienti ancora per buona parte incontaminati, lungo vecchie mulattiere, sentieri boschivi, pascoli, malghe e tutta una serie di manufatti di origine militare, che impreziosiscono la conoscenza di quest’angolo di territorio fra le province di Brescia e Trento.
Una serie di tabelloni sul percorso offrono infatti informazioni storiche, mappe e fotografie d’epoca relative a tutte queste opere – forti, trincee, baraccamenti, grotte, postazioni di artiglieria, riservette per munizioni – appartenenti al c.d. “Sbarramento Giudicarie”, l’articolato sistema difensivo progettato fin dai primi del ‘900 dal Regio Esercito Italiano, per impedire la via della Val Sabbia ad una eventuale invasione nemica.
Il percorso? Si parte da Idro da cui, volgendo a meridione e seguendo i segnavia biancorossi, si sale al forte di Valledrane, un’opera militare tuttora in discreto stato – ma da visitare internamente comunque con la dovuta attenzione – che fu realizzata fra il 1906 e il 1912 e che a suo tempo era dotata di 6 cannoni da 149mm in grado di colpire l’opposta sponda del lago d’Idro.
Da Valledrane si prosegue dapprima in direzione di Treviso bresciano, che non si raggiunge aggirando invece a settentrione la dorsale che corre dal monte Curma a cima Saline e cima Fane fino a giungere al primo posto tappa, il Rifugio Cavallino della Fobbia, dopo circa 16 chilometri e 940 metri di dislivello(*).
Il giorno successivo è prevista una più breve e tranquilla tappa – in totale 13 chilometri per 450 metri di dislivello – che transita alla base della pur fortificata vetta del monte Manos, raggiunge Capovalle e il suo piccolo “Museo Reperti Bellici” (per informazioni sulle aperture consultare il sito web www.comune.capovalle.bs.it) e sale infine nei pressi della cima del Monte Stino (1.466 m), con possibilità di pernotto all’omonimo Rifugio, nelle cui vicinanze potrete passeggiare fra trincee, camminamenti e postazioni belliche.
Non troppo impegnativa anche la terza tappa – 1.100 metri di dislivello in discesa e brevi tratti di salita per uno sviluppo di 14 km – che porterà anche a scoprire il particolare fregio del 1° Reggimento Genio, realizzato in altorilievo in cemento accanto ad una postazione di mitragliatrice in caverna e recentemente riemerso dalla vegetazione, e percorrerà il suggestivo sentiero dei contrabbandieri – già il nome ne indica l’antico utilizzo – prima di giungere a Ponte Caffaro, gradevole punto tappa nei pressi del lago.
Più faticosa e con qualche breve tratto leggermente esposto la quarta tappa che dal Pian d’Oneda sale al Rifugio Rosa al Baremone, transitando dal monte Suello – noto non solo per gli eventi relativi al primo conflitto mondiale ma anche e soprattutto per la battaglia che qui si svolse nell’ambito della terza guerra d’indipendenza – e dal forte di cima Ora, che dall’alto dei suoi 1.548 m domina ancora oggi Bagolino e l’Alta valle del Caffaro. Ultimato nel 1913 e all’epoca dotato di 4 cannoni da 149A, versa oggi in cattivo stato e la visita interna della struttura non è consentita per ragioni di sicurezza. In tutto la tappa prevede 11 chilometri di percorrenza con circa 1.230 metri di dislivello.
Infine l’ultima giornata condurrà ad Anfo lungo un percorso prevalentemente in discesa (circa 8 km) passando dalle panoramiche fortificazioni del monte Censo, ad una quota di 1.012 m, e permettendo di osservare spettacolari scorci sulla Rocca d’Anfo, la monumentale e silenziosa fortezza che caratterizza quest’angolo di Eridio. Nata dall’unione di due Rocche, quella Veneziana, più antica e posta a sud, e quella Napoleonica, la più grande d’Italia nel suo genere, passeggiare fra le sue possenti mura è come ripercorrere 6 secoli di storia bresciana. In merito alla possibilità di visitare tale importante opera militare – sarebbe davvero un peccato non farlo dopo i 5 giorni di cammino – è possibile visitare il sito web www.roccadanfo.eu
Da Anfo si può infine rientrare a Idro utilizzando i mezzi pubblici – pullman o, in estate, battello – o per chi non fosse ancora stanco continuare comunque a piedi, camminando su sentieri e spiagge nei pressi del lago per circa 5 km, se il livello dell’acqua lo consente, o risalendo più faticosamente su sentieri segnalati la dorsale del monte Paghera (1.122 m) e del dosso Sassello, scendendo infine a Idro.
Una Brochure illustrativa del trekking, utile per seguire il giusto percorso, è distribuita dagli uffici del turismo della zona.
La medesima Brochure e le tracce GPS del percorso sono scaricabili al link: www.fortidelgarda.it/alta_via_dei_forti.html
(*) articolo apparso sul periodico del CAI di Brescia, Adamello, n. 129 di Giugno 2021
(**) Nella seconda parte della prima tappa può talvolta risultare un poco difficile seguire il percorso. Nel corso del 2021 la segnaletica dovrebbe essere ripristinata. Un’alternativa, comunque, potrebbe quindi essere quella, dopo aver aggirato il monte Curma, di dirigersi verso Vico, una della frazioni che compongono Treviso bresciano, e da lì proseguire sulla strada – scarsamente frequentata, salvo nelle festività estive, e comunque esteticamente piacevole da percorrere– fino al passo Cavallino della Fobbia.