Quando si pensa di visitare una città si immagina solitamente a cosa si potrà ammirare da un punto di vista artistico o alla vita culturale che troveremo. Non si pensa invece che alcuni centri hanno anche la fortuna di offrire spazi in cui effettuare una salutare passeggiata nella natura.
É questo il caso di Brescia, città di antichissime origini, addossata alle pendici del monte Maddalena con un territorio per buona parte ricompreso nel Parco locale di interesse sovracomunale delle colline bresciane.
Viene allora qui presentata un’escursione che coniuga una passeggiata nella natura con una visita culturale del centro cittadino.
Da un lato si camminerà quindi su antiche mulattiere fino all’elevazione del s.Gottardo, sormontato dall’omonimo Santuario del XV secolo.
Dall’altro, una volta scesi a Brescia, si salirà sul Castello cittadino dalla Strada del Soccorso, una via d’ingresso secondaria alla fortezza di grande importanza storica, per concludere poi la passeggiata con una visita del centro storico.
La Scheda
Partenza e arrivo: Stazione di Brescia (140 m)
Dislivello complessivo: circa 400 m
Tempi di percorrenza: circa 4 ore
Difficoltà: E (escursionistica)
il percorso si sviluppa in parte sulle strade del centro cittadino, in parte sulle mulattiere del colle della Maddalena
Periodo dell’anno consigliato:
tutto l’anno, salvo eventuali nevicate in inverno e le ore più calde in estate
Motivi d’interesse: la chiesa di s.Gottardo e la cappella del Patrocinio, il castello di Brescia, il centro cittadino
Descrizione:
Usciti dalla Stazione imbocchiamo via Foppa che, proprio di fronte all’ingresso, porta in direzione del centro città.
La seguiamo fino al suo termine, in via Vittorio Emanuele II, poi pieghiamo a sinistra e poco dopo, nella zona di piazza Repubblica, a destra su corso Martiri della libertà.
La percorriamo fino all’incrocio con corso Palestro da cui, deviando a destra, ci portiamo nel centrale corso Giuseppe Zanardelli dove trova spazio anche il Teatro Grande. Più avanti, quando l’ampio viale si restringe, seguiamo corso Magenta superando dapprima palazzo Valotti (oggi palazzo Lechi), dove soggiornò fra l’altro Vittorio Emanuele II nel 1859 diretto a s.Martino della Battaglia, poi la chiesa barocca di s.Barnaba e il palazzo Balucanti, oggi liceo Arnaldo.
Al termine di corso Magenta, piegando a sinistra arriviamo infine in piazzale Arnaldo, la vecchia porta di Torrelunga.
Passiamo nei pressi della grande statua e sempre verso est percorriamo la prima parte di viale Venezia, finché la stessa si biforca all’inizio di un parco.
Qui deviamo leggermente a sinistra, dapprima su via Rebuffone e poi su via Amba d’Oro all’inizio della quale notiamo, un po’ nascosto dalla cartellonistica stradale, il primo pannello segnaletico dei sentieri locali e i segnavia biancorossi del sentiero n.5 che ci guiderà in questa prima parte del percorso.
Seguiamo tale via in leggera salita per circa 300 metri fino ad una sorta di incrocio dove imbocchiamo a sinistra via Patrocinio, accanto al cancello d’ingresso della scuola primaria C.Collodi.
Con discreta pendenza seguiamo tale stretta stradina, dapprima asfaltata, poi cementata, che si alza decisamente al di sopra della città. Dopo un ultimo tratto più ripido arriviamo al termine della strada che si conclude all’ingresso di una villa. Qui, imbocchiamo alla nostra sinistra un ampio passaggio pedonale, dal fondo cementato, che procede nel boschetto di latifoglie giungendo poi, in una manciata di minuti, al settecentesco Santuario della Madonna del Patrocinio (fin qui 1 ora e 20 minuti dalla Stazione).
Fu costruita nel 1720 su iniziativa di don Cristoforo Tolani e del vescovo dell’epoca, mons. Gianfrancesco Barbarico, che decise di dotare la cappella di un quadro raffigurante la Vergine col bambino rinvenuto in una chiesetta diroccata in Val Camonica, dieci anni prima, da parte del precedente Cardinale Giovanni Badoer. Meta di pellegrinaggio (la tela fu infatti ritenuta miracolosa) la chiesa venne poi ampliata nel 1762 nelle forme attuali, che ancora oggi possiamo ammirare.
Riprendiamo il cammino, sempre in salita ma ora su una stradina cementata, e pochi minuti dopo eccoci su una strada asfaltata che seguiamo a destra in leggera salita, superando qua e la delle panoramiche ville.
Rapidamente ci si ritrova sulla strada della Maddalena, che seguiamo a sinistra, stavolta in leggera discesa, rimanendo a lato della strada qui priva di marciapiede.
Giusto una manciata di minuti ed eccoci ad uno slargo, punto di sosta degli autobus, vero punto di partenza di numerosi sentieri della zona.
Noi seguiamo ora il sentiero n.6, che piega a sinistra proprio subito dopo lo slargo raggiungendo in leggera salita la chiesa dedicata a s.Gottardo (fin qui abbiamo impiegato circa 1 ora 45 minuti dalla partenza e ci troviamo ad una quota di 425 m).
Tale Santuario è sorto nel 1469 in adempimento ad un voto del chirurgo bresciano Antonio de’ Balestris, guarito dalla gotta dopo aver invocato San Gottardo. Fu abitato dall’ordine dei Servi di Maria fino al 1797 allorquando, con l’avvento della Repubblica Cisalpina, venne confiscato dallo Stato. Fu infine riacquistato da don Pietro Capretti nel 1867 che lo restituì al culto. La festa si celebra oggi il 4 maggio di ogni anno.
Qui fra l’altro, come ci ricorda un’epigrafe, fu attivo il gruppo di ribelli guidato dai gruppi armati guidati da don Pietro Boifava, il sacerdote ribelle di Serle, durante l’insurrezione del 1849 che oggi ricordiamo come le “Dieci giornate di Brescia”.
Dopo una doverosa visita (davvero bello anche il chiostro), riprendiamo il cammino seguendo in discesa l’ampio viottolo che parte proprio davanti alla chiesa.
Rapidamente ci si riporta, dopo una scalinata, nei pressi della carrozzabile che lasciamo alla nostra sinistra per continuare invece a destra, in falsopiano, su un’altra stradetta asfaltata che transita nel versante più soleggiato del c.d. monte Croce.
Siamo su via Buttafuoco che deve il proprio nome, così almeno si racconta, al condottiero visconteo Niccolò Piccinino, che da qui bombardò la città durante l’assedio del 1438.
Giunti nei pressi del ristorante “La Vedetta”, pochi metri prima dell’ingresso imbocchiamo alla nostra sinistra una scalinata che incrocia, poco più in basso, nuovamente la carrozzabile, da attraversare ora con attenzione (siamo nei pressi di una curva, quindi si consiglia di attraversare la strada un poco più “a monte” in modo da avere maggiore visibilità).
Imbocchiamo via s.Gaetanino e poco dopo teniamo la destra scendendo lungo la via acciottolata che in breve sottopassa la carrozzabile.
In questo tratto ci guidano i segnavia biancazzurri del sentiero 3v, un percorso di trekking circolare con partenza da Brescia che contorna tutte le cime della Valtrompia.
Continuiamo sempre sull’acciottolata via s.Gaetanino finché, nei pressi di un tornante della strada della Maddalena, seguiamo in discesa una scalinata (segnavia biancazzurri su un cippo) e tenendo la destra poco dopo ci ritroviamo al termine della salita di via Turati (0.45 dal s.Gottardo, 2.30 in totale), che qui si biforca da un lato su via s.Rocchino verso nord, e dall’altro su via Pusterla verso ovest, strada che contorna il lato settentrionale del colle Cidneo su cui sorge il castello.
Una piccola curiosità: fino al XVI secolo il colle Cidneo e il monte Maddalena erano un unico rilievo. L’attuale divisione fra le due elevazioni fu realizzata scavando letteralmente un’enorme trincea, dove oggi transita appunto via Turati, realizzata con la sola finalità di rendere più sicuro il Castello da eventuali assalti nemici.
Seguiamo quindi via Pusterla verso sinistra, osservando sul versante settentrionale del colle il c.d. “Vigneto della Pusterla”, che rappresenta non solo l’ultima coltivazione vinicola della città ma anche il vigneto cittadino più grande d’Europa.
Percorse alcune centinaia di metri, poco prima di giungere alla Galleria Tito Speri, notiamo alla nostra sinistra l’ingresso del Giardino botanico della Montagnola, aperto in orario diurno.
Vi entriamo e proseguendo in salita in breve arriviamo all’ingresso nord del Castello da cui prende avvio la “Strada del soccorso” che, come ci ricorda un’epigrafe che troviamo poco dopo, venne usata per due volte nel corso della storia, nel 1512 da Gaston de Foix in quello che oggi ricordiamo come il “Sacco di Brescia” a sostegno delle truppe francesi qui asserragliate, e nel 1849 dal maresciallo Haynau, che sopraggiunse in aiuto delle truppe austriache durante le note X Giornate di Brescia.
Risalita tale strada, in parte coperta e scarsamente illuminata (potrebbe essere utile una torcia elettrica), ci portiamo all’interno del Castello, d’origine viscontea, che dall’alto domina tutta la città.
Una visita della fortezza è ora certamente d’obbligo.
Qui, fra l’altro, appena usciti dalla strada del soccorso possiamo ammirare la locomotiva a vapore, la mitica n.1 della S.n.f.t. che prestò servizio per lunghi anni sulla ferrovia Brescia-Iseo-Edolo. Costruita nel 1906 fu in servizio fino al 1960 allorquando venne definitivamente abbandonatala la trazione a vapore su questa linea. Si calcola fra l’altro che abbia percorso circa di 2 milioni e mezzo di km…!!
Dal 1961, grazie all’iniziativa del Club Fermodellistico Bresciano, fu collocata nel castello e fu il primo monumento italiano alla locomotiva.
Chi volesse, nella vicina Sala del Piccolo Miglio, la domenica pomeriggio può anche visitare gratuitamente il curioso “plastico Cidneo”, il plastico ferroviario aperto al pubblico più grande d’Europa. Una ventina di trenini su otto diverse linee che allietano grandi e piccini (per informazioni consultare il sito web www.cfb-brescia.org).
Ripreso il cammino usciamo dal Castello dal lato meridionale del colle e procediamo verso il centro città percorrendo via Contrada s.Urbano, oggi caratterizzata dalla presenza a terra di formelle che ricordano le vittime del terrorismo.
Giunti nel centro storico ci ritroviamo nella piazzetta Tito Speri, quella che un tempo era detta la piazzetta dell’Albera, da cui poi possiamo continuare con la visita alla città: proseguendo verso meridione in breve ci si ritrova in piazza Duomo, verso ovest invece veniamo accolti dalla centrale piazza della Loggia, aperta nel 1433.
Da quest’ultima, continuando poi verso meridione su via X Giornate, ritorniamo poi all’angolo fra corso Palestro e corso Zanardelli, da cui facciamo infine ritorno in Stazione.